Maddalena, Filomena, Irma, Lia: la loro storia per ricordare tutte le donne della Resistenza

di Giada Piras

Giada Piras, neolaureata in mediazione culturale, nonostante la giovane età, ha alle spalle anni di studio della Resistenza: ci facciamo guidare da lei alla scoperta di alcune delle figure più belle tra le donne della Resistenza, per dedicare a loro la Riflessione della giornata di oggi, festa delle Liberazione dal nazifascismo, e per non dimenticare più il loro eroico apporto.

Il 25 aprile, data simbolo di libertà, di speranza, di una fine e di un nuovo inizio per l’Italia, paese all’epoca martoriato dalla guerra. Il 25 aprile, storicamente, non indica la fine “ufficiale” del secondo conflitto mondiale in Italia, bensì, in questa data venne proclamata l’insurrezione armata riguardante la città di Milano che recitava le ormai celebri parole “arrendersi o perire”.
N.B (Il proclama che risuona grazie alla voce di Sandro Pertini grazie alla rete radiofonica di “Radio Milano” venne emanato il 19 aprile e diffuso il 25, la città di Milano venne infatti liberata definitivamente tra il 29 e il 30 aprile, data in cui le truppe alleate entrarono in città).
D’altra parte, mentre la voce di Sandro Pertini esorta ad un ultimo sforzo i combattenti per la libertà, molte altre voci, abituate alle poche parole o addirittura al silenzio, combattono al pari dei più grandi e valorosi guerrieri.
Alcune armate di fucile, di rivoltella, altre di una semplice bicicletta, donne di tutte le età
combattono in prima linea per il desiderio di un’Italia migliore.
Parliamo di una parte spesso “trascurata” da parte dei libri di storia. Se si pensa al fenomeno della Resistenza il collegamento immediato è quello al partigiano, un coraggioso giovane, armato di fucile e vestito alla “bell’e meglio”, con un vestito però cucito spesso e volentieri da una donna, ricavato da altri abiti, da coperte (addirittura da scarti di paracadute), cuciti minuziosamente in sartorie clandestine da coraggiose madri, mogli, figlie (e non solo), che s’improvvisavano sarte, infermiere, cuoche e davano un rifugio, un nuovo abito (che significa un’altra possibilità di vita durante la guerra) e un pasto ai giovani sbandati in cerca di un riparo durante le giornate più difficili.
La prima testimonianza che mi balza in mente è quella di Lia Moretto, signora di Bassano del Grappa che ho avuto il piacere di conoscere durante il periodo di ricerca per la tesi di laurea.
La signora Moretto all’epoca aveva 9 anni, ma ricorda benissimo quando la sua mamma
ospitava quei “poveri figli” e li vestiva da donna per mandarli a lavorare senza destare alcun sospetto, dando loro alloggio nella soffitta di casa finché le acque non si fossero calmate.
Un altro esempio di coraggio tutto al femminile è quello della medaglia d’oro al valor
militare Irma Bandiera, donna bolognese simbolo della Resistenza, che dopo l’incarcerazione del fidanzato da parte dei tedeschi, (disperso dopo l’8 settembre a seguito del bombardamento della nave su cui viaggiava insieme agli altri prigionieri), aderì al partito comunista, per poi entrare nella Resistenza grazie alla conoscenza di un altro partigiano (Dino Cipollani, detto “Marco”).
Irma venne arrestata il 7 agosto del 1944 insieme ad altri due uomini, a seguito del trasporto di alcune armi alla base della sua brigata e da qui ebbe inizio il suo calvario.
Venne separata dagli altri per un interrogatorio che risulterà del tutto inutile, infatti non
proferì parola nonostante le torture perpetrate nei suoi confronti (venne seviziata per giorni ed arrivarono persino ad accecarla con una baionetta).
Morì il 14 agosto 1944, venne fucilata e il suo corpo martoriato venne abbandonato,
esponendolo al pubblico come monito.
Irma Bandiera è una delle 19 donne che ottennero la medaglia d’oro al valor militare, venne descritta come “un faro luminoso di tutti i patrioti bolognesi nella guerra di liberazione”.

Eroico fu anche il sacrificio di Filomena Galdieri, donna napoletana uccisa mentre prestava soccorso ad un ferito durante le “quattro giornate di Napoli” (che non furono quattro, poiché la lotta continuò per circa un mese), evento scatenato proprio dalle donne, che assalirono i camion tedeschi svuotandoli dai prigionieri rastrellati dai tedeschi. Ancora, Maddalena Cerasuolo (detta “Lenuccia”), considerata l’ “eroina dell’insurrezione napoletana”, operaia di appena ventitré anni che, insieme a suo padre, riuscì ad impedire ai tedeschi di far saltare il Ponte della Sanità prima della loro ritirata.
Le storie di queste due coraggiose donne vengono descritte insieme a tante altre nel libro della scrittrice Benedetta Tobagi “La Resistenza delle donne”, dizionario dell’eroico
sacrificio delle partigiane contenente le loro storie.
In un mondo in cui la donna è soggetta a continue vessazioni, bisognerebbe ricordare questi atti valorosi, grazie ai quali oggi possiamo gridare a gran voce il nostro pensiero e non dare per scontata la parola “libertà”.

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