Il racconto del Cagliari. Ormai è chiaro, si soffrirà sino alla fine

di Daniele Madau

Pre-gara (27/04):

I momenti più belli della conferenza stampa di presentazione di una gara – conferenza che dura pochissimo, meno di quindici minuti, e in cui bisogna andare dritti come soldatini- sono quelli di più intimità che si hanno prima o dopo la diretta, in cui- sotto l’imperativo del silenzio da portare fuori da ‘Asseminello’ – il nostro mister and commander, Ranieri, si lascia andare a commenti, analisi, considerazioni più libere. Proprio per quell’imperativo di cui ho appena scritto – tuttavia – non posso rivelare quanto viene confidato in quei momenti che, da soli, valgono la presenza a una conferenza la quale, di per sè, è un po’ ripetitiva. E’ capitato anche nella conferenza stampa di presentazione di Genoa – Cagliari in cui, a conclusione delle domande in diretta, i colleghi più esperti hanno ‘osato’ rivolgere domande fuori conferenza al mister.

E’ questa la bellezza impareggiabile del giornalismo: essere lì dove ci sono i personaggi e gli eventi, e confrontarsi con loro. Per poi provare a coinvolgere i lettori, quando ci sono. E questo racconto del Cagliari ha un, innegabile, protagonista principale: Claudio Ranieri. Durante questa conferenza stampa può parlare di Genova come ennesima terra in cui, in passato, è approdato durante la sua eterna navigazione e dove ha seminato per poi veder fiorire buoni ricordi. E poi parlare di ultimo sforzo, in cui – per l’ennesima volta- dare tutto, per poter annoverare un altro miracolo di salvezza: e, magari, rinnovare per l’anno prossimo il contratto con Cagliari.

Tutto questo ruota intorno a una gara di un campionato che fa parte dell’ingranaggio di uno sport che, come banalità vuole, è metafora della vita. Come ogni sport: allora possiamo o affrontarlo prosaicamente o cercare le casualità, la poesia, le combinazioni cabalistiche, le statistiche, le imprese passate. Leggo sulla ‘Gazzetta dello Sport’ che Genoa e Cagliari sono retrocesse insieme due anni fa, sono risalite l’anno scorso a braccetto e, quest’anno, potrebbero salvarsi all’unisono. Bello. Aggiungo io che sono entrambe rossublù – un bel merito cromatico che le accomuna ancora di più -, sono squadre di città di mare, terre di Fabrizio De André, scudettate tra le più umili, arrivate negli anni ’90 alle semifinale di Coppa Uefa, quando eravamo fortissimi in Europa.

Credo possiamo fermarci qui, nel contorno in attesa del piatto della gara di Genoa – Cagliari, 34ma di campionato, sfida del lunedì e sfida salvezza che profuma di salvezza stessa per entrambe le squadre.

La gara(29/04, Genoa- Cagliari 3-0):

Dopo così tante parole per il pre-gara (e meno male che le abbiamo spese, vista la pochezza della partita), pochissime per ne useremo per la gara. Un Cagliari rivoluzionato per infortuni e scelte tecniche, con difesa, di seguito, a 3, a 5 e a 4, e un attacco flessibile la cui flessibilità, tuttavia, è risultata evanescenza, tanto poco si è visto.

Il Genoa, nella serata del trionfo per la salvezza raggiunta, prende subito la gara in mano, con passaggi e verticalizzazioni improvvise tra un centrocampo e una difesa cagliaritane ferme, quasi stupite e complici, della facilità di gioco genoana.

I grifoni segnano in tutti i modi, di testa, con azione da sinistra, con sfondamento centrale: un accerchiamento ai rivali d’oltre mare che, diversamente dal passato, non riuscono ad arretrare per attirare gli avversari verso di sè e poi sorprenderli scoperti, come nella migliore strategia dei grandi generali. Non uno straccio di lancio lungo efficace nella tradizione di Ranieri, di ripartenza micidiale, come nelle ultime sfide.

Svanito, quindi, quel senso di sicurezza e di vicinanza al traguardo che si sentiva da dopo la gara con la Juventus; del resto, il mister, è sempre stato sincero: si lotterà sino alla fine. E così, ormai sembra definitivamente chiaro, sarà.

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