Gianmarco e Marcell, i due nostri fratelli

Tamberi e Jacobs, i due ori festeggiano sotto la bandiera dell’Italia

di Daniele Madau

Se lo sport è metafora e paradigma della vita – oltre che terreno di sogni e sudore per chi lo pratica – le Olimpiadi sono la metafora e il paradigma della sport, oltre che la sua sublimazione.

Sono, le Olimpiadi, una delle istituzioni più antiche che le civiltà conoscano e, da sempre, portano un bagaglio e un corollario di valori forse senza pari, con quella somma di significato sportivo ed extrasportivo per cui fanno fermare, e scrivere, la storia nel perimetro dei loro campi, stadi, piscine, piste.

E ieri la storia ha scelto il vestito azzurro dell’Italia: sarà difficile, nelle righe successive, non essere patriottico o partigiano, però questi mesi estivi – ancora così difficili e lontani dalla normalità – stanno illuminando coi colori abbacinanti di un agosto infuocato la rinascita italiana. Sportiva certo ma, per quanto scritto all’inizio, non solo.

Ed è bello quando la storia la fanno due ragazzi: due medaglie d’oro mai avute dall’Italia, di cui i 100metri, la cui medaglia da primo posto è l’oro per eccellenza tra gli ori, forse nemmeno immaginabili. Gianmarco, Tamberi, che, dopo lo sconforto per l’infortunio, si è ripreso con forza virile, entusiamo adolescenziale e speranza giovanile, in un ‘mix’ di freschezza, entusiasmo, forza propri di chi – come lui- guarda e vola in alto non solo metaforicamente. Marcell, Jacobs, che, per incenerire le piste di Tokyo, ha percorso le strade delle periferie – che hanno lasciato in eredità i tatuaggi da voglia di riscatto di ghetto americano -e dell’abbandono.

La loro gioia, ieri, è stata emozionante, travolgente, commovente. Un italiano di El Paso, in Texas, che già ti fa sognare di banche da rapinare e di paesaggi lontani e di indiani, che dice ‘Non vedo l’ora di ascoltare l’inno domani’ , dando, così, una stilettata mortale ai contrari all’italianità a prescindere dalle origini e dal colore della pelle.

Un ragazzo con la barba a metà, per scaramanzia, e la coda in alto, come alcuni attori alti, belli, giovani e forti, che sarebbe potuto essere il tuo fratello minore, o maggiore.

Forse è proprio questa una delle cose più belle: diversamente dai calciatori, che prediligono- per forza di cose- veline, Ferrari e Forte Village, Tamberi e Jacobs sono ancora due finanzieri e hanno il ‘fisique du role’ per essere nostri amici, parenti alla lontana o cugini, vicini, fratelli. E quando vincono i nostri fratelli, è come se vincessimo noi, gioiamo di più.

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